Ringraziando Diosono …i simboli si possono purificare

Per alcuni artisti le mostre sono veri e propri capitoli di vita, significativi episodi di una “coerente” antologia.
Questo vale ancora di più per Massimo Diosono, che con ogni sua esposizione “coerente” è destinato sempre a suscitare curiosità e interesse. Le sue opere trascendono il reale, hanno sempre il potere di provocare, di indurre il pubblico a riflessioni profonde, esistenziali. E’ per questo che non bisogna farsi sfuggire l’occasione di ammirare le sue creazioni. Oggi, peraltro, è l’ultimo giorno per potere visitare la sua bella esposizione allestita nella ex chiesa di Santa Maria della Misericordia di via Oberdan, a Perugia. Si potrà così apprezzare da vicino il prodotto sofisticato di un artista dotato di notevole talento, che da sempre opera nella continua ricerca di nuove forme espressive e contenutistiche.
Un creativo che ha una visione etica della vita, che fa dell’arte un mezzo di “trasporto” per il suo libero pensiero, sempre privo di formalismi e di retorica.
Basti guardare ai materiali che usa, semplici e sobri come è nel suo temperamento. Partendo da una personale poetica si orienta in una costante esplorazione dell’inafferrabile mondo della coscienza umana. E così, anche in questa personale perugina si presenta nuovamente ai suoi estimatori con una mostra-installazione che ha il potere di pungolare riflessioni e sostenere tesi ardite. Lui che è un artista poliedrico, capace nelle sue forme espressive di valicare i confini e i limiti dettati da tecniche tradizionali e scontate. Un artista comunque sempre coerente ad un linguaggio filologico e intellegibile, sempre supportato da una profonda e persuasa formazione culturale e filosofica. In ogni sua manifestazione Diosono evidenzia la propria vocazione, che si muove fra suggestive filosofie orientali e pratiche di meditazione del pensiero taoista zen.
Un uomo faber che con la sua inequivocabile coerenza fra modus vivendi e il fare arte, indirizza verso altre stade, presentando altri mondi da esplorare, dove il pieno della materia compenetra gli spazi vuoti dell’anima. Un modus operandi che ha il merito di liberarci dal fardello della gravità terrena.
L’esposizione “Per colui che vede, nulla resta” è incentrata nella presentazione di quei simboli carichi di riferimenti storici, filosofici, nonché religiosi, che hanno accompagnato e determinato la storia dell’uomo. Nel solco della sua poetica sull’impermanenza ecco che presenta opere allestite in contrapposizione materica. Da una parte (lo yang) quelle realizzate con ovatta, a significare la positività; e dall’altra (lo yin) quelle fatte di cenere, che vogliono manifestare negatività e caducità.
Al visitatore non rimane che interagire con l’installazione e divenirne protagonista per approdare infine ad una sintesi autonoma. Le opere comprendono svastica (nata come simbolo religioso e propizio delle religioni indiane, poi deviato dal pensiero hitleriano e tramutato in nuova fede politica), falce e martello, la mezza luna, la croce, l’ohm e altro ancora. Simboli “pesanti” contaminati nel tempo da significati antropologici impropri e ora riportati alla loro purezza dalla materia usata dall’artista.
La mostra è corredata dall’interessante catalogo che vede la prefazione di Emidio De Albentiis. Un testo che ben introduce alla lettura e all’interpretazione autentica di quegli emblemi che da sempre ci circondano e che pesantemente, inconsapevolmente, condizionano la nostra mente.


Il Giornale dell’Umbria, Domenica 11 novembre 2012

Massimo Diosono riparte dalla cenere

Dopo il successo della mostra “Per colui che vede, nulla resta”, tenutasi lo scorso anno nella ex chiesa della Misericordia di Perugia, Massimo Diosono si presenta con un nuovo ciclo di opere in una personale dal titolo “Zanshin” ( termine giapponese che significa spirito del gesto ).
Sempre fedele alla propria poetica Diosono non cessa di stupire grazie alla costante ricerca di nuove espressioni grafiche e grammaticali, con l’uso di tecniche originali sempre nell’alveo di tematiche legate alla filosofia Zen. Le opere dell’artista hanno il privilegio di rompere il principio del divenire storico. Le sue ricerche trovano sollecitazioni dal pensiero filosofico ed esistenziale che rimanda alle culture orientali. Opere che spingono l’osservatore a porsi domande sui valori fondanti della vita, in una costante ricerca di equlibrio interiore ed una giusta armonia fra sé e la natura che lo accoglie.
Il fondamento di tale ricerca poggia sul principio di impermanenza di tutto ciò che è materia, compreso il nostro stesso esistere, ed è per questo che anche l’oggetto d’arte, nella sua composizione fisica, subisce inevitabilmente l’usura del tempo, vittima della propria decadenza.
La mostra in corso alla galleria T.A.C. di Perugia, che andrà avanti fino al 25 novembre, presenta lavori recenti legati al concetto del gesto. Per l’artista il gesto è verità dell’essere, privo di artifici razionali, e rimanda direttamente alla coscienza dell’uomo che percepisce la propria condizione di caducità. Opere pittoriche come gli “Enso”, espressione di un gesto spontaneo che scaturisce dall’interiorità dell’artista e i “Mandala” ( normalmente realizzati in sabbie policrome ), forme geometriche complesse che manifestano l’anima dell’essere nella sua precarietà. Ma anche le opere polimateriche che realizzate con cenere ( che richiama anche riferimenti biblici ) materiale povero residuo della fiamma: cascame di quello che era la vita e la luce.