La prima cosa che avvertì furono le fragranze. Avanzavano lente ma inesorabili. Non le conosceva e come sapeva bene, non le avrebbe mai conosciute. I suoi sensi non erano pronti né mai lo sarebbero stati ad assimilare quei profumi, quegli aromi. Ogni essenza volteggiava e mutava intensità e fragranza…Ne fu invaso e, come sempre gli succedeva, i suoi sensi smarrirono del tutto l’orientamento e ogni sua certezza svanì di colpo. Si trovava in un giardino liquido dove le coordinate sensoriali e territoriali erano sfuggenti, a malapena pensabili e non intuibili. In una sua precedente visita gli sembrava di ricordare fragranze floreali e fruttifere, di medie dimensioni e intensità. Non ricordava di averle mai sentite, ma la combinazione dei suoi sensi inesatti gli aveva suggerito la loro possibile, ma non certa, esistenza. Era certo, in un futuro lontanissimo, di averle viste, associate a piante, fiori e arbusti ma non ne ricordava la forma, né il colore, né la loro luce…i suoi occhi erano cambiati dopo quell’incontro. Continuavano a vedere ma non ricordavano né riconoscevano. Si ritrovava spesso immerso nella liquidità del giardino, navigava il perimetro assumendo varie forme e cambiando spesso stato, tutti i suoi viaggi avevano sempre una costante, non era mai sicuro di quello che vedeva e non era mai riuscito a ricordare se ci era già stato oppure no. I limiti esterni del giardino erano sempre mutevoli nelle loro forme temporaneamente certe…una volta erano circolari…un’altra quadrate, un’altra ancora rettangolari…era la manifestazione geometrica di uno spazio sacro e impenetrabile custodito da fiori, siepi e arbusti. Non riusciva mai ad avere una visione chiara, non ne capiva la forma, le coordinate, la composizione. Intuiva, ma non ne aveva la certezza, che era là per un motivo, sempre diverso che puntualmente dimenticava. Di una cosa però era sicuro, che quel posto era per lui, e per lui solamente. Quel giardino o parco nato da coordinate incerte e mutevoli mutava insieme a lui, sapeva che da qualche parte c’era un elemento o un passaggio che li avrebbe messi in risonanza, svelandoli l’uno all’altro. Anche la percezione del tempo era particolare, si dilatava e si contraeva senza una logica o un motivo precisi, non sapeva mai per quanto tempo era stato lì. Geometrie, luce e fragranze lo illuminavano e lo disorientavano. Era pervaso da un’energia luminosa e abbagliante, chiarificatrice, nutriente e sapiente. Una volta, in un tempo lontano o vicinissimo il suo corpo si aprì e risuonò insieme alle fragranze, una luce abbagliante gli svelò le leggi della geometria usate per la costruzione di quel luogo che gli stava addosso come un abito cucito su misura. Improvvisamente fu tutto chiaro, il passaggio a lungo cercato era là, davanti a lui, immenso, luminosissimo e profumatissimo…con uno slancio si tuffò in quell’immensità quando improvvisamente un suono acuto e lancinante l’attraversò e lo scosse fin nel fondo della sua anima…spalancò gli occhi…e con un fremito si accorse che tutto era scomparso…era ora di svegliarsi…come ogni mattina sentì che era sempre più vicino alla soluzione di un enigma che non ricordava che faceva parte di un problema che non conosceva. Era disorientato ma non infelice mentre guardava la luce del mattino che obliqua lo accarezzava, nell’attesa della notte, dove la luna e le stelle lo avrebbero guidato alla conoscenza del territorio che non conosceva e alla soluzione dei problemi che non ricordava.